DA ODINO AL CULTO DI SAN MICHELE ARCANGELO

 IL CULTO DI SAN MICHELE IN ABRUZZO


A seguito della conversione dei Longobardi al cristianesimo, molti attributi e caratteristiche del dio pagano Odino passarono San Michele, patrono non solo di questo popolo, ma anche di sovrani bizantini e carolingi.
Pensando all’iconografia di San Michele, angelo guerriero a capo delle schiere celesti, è semplice spiegare come ciò sia stato possibile. L’Arcangelo è altresì, al pari di Odino, raffigurato mentre brandisce la spada e imbraccia lo scudo, ed è per questo che viene chiamato patrono dei guerrieri e degli eroi; infine, come il dio germanico, San Michele appare per accompagnare le anime degli uomini valorosi nell’aldilà.
Dunque, il patrono di un popolo di guerrieri non poteva che essere l’Arcangelo Michele, potente e temuto capo degli eserciti divini, che con la sua spada infuocata guida alla vittoria i popoli contro le tenebre.
La leggenda della fondazione del santuario di San Michele presso Monte Sant’Angelo, nel Gargano, riflette la devozione e il culto micaelico dei Longobardi del Ducato di Benevento.
Infatti, si narra che nel 650 il Duca Grimoaldo I (647 – 671) abbia invocato per tre giorni consecutivi l’Arcangelo, accompagnando le preghiere con il digiuno; tale gesto, avrebbe fatto intercedere San Michele a favore dei Longobardi, che vinsero una battaglia decisiva contro i Bizantini. Per rendere grazie di questo trionfo, fu così edificato il Santuario, che divenne presto meta di pellegrinaggi devozionali.

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